lunedì 12 maggio 2014

A COLPO D'OCCHIO- Il Signore delle Mosche


Il signore delle mosche di William Golding ci racconta di un gruppo di bambini e di ragazzi che, sopravvissuti ad un incidente aereo, si ritrovano dispersi su un’isola deserta.
L’autore descrive con una chiarezza inquietante le dinamiche che si innescano all’interno di questo gruppo senza adulti, che cerca di organizzare e allestire un fac-simile di società strutturata sul modello di quella dalla quale provengono i ragazzi. La situazione, che in un primo tempo si era configurata come un qualcosa di elettrizzante e, in un certo senso, come un gioco in cui fingere di essere adulti, si rivela poi in tutta la sua drammaticità, portando a galla paure e atteggiamenti ostili e prevaricatori, che vanno a costituire il clima di terrore che permea il libro fin quasi all’ultima pagina.

Il signore delle mosche è soprattutto la rappresentazione, fortemente pessimistica, degli istinti insiti nell’uomo, piuttosto che semplicemente e soltanto un romanzo d’avventura, come potrebbe invece apparire ad una prima superficiale lettura.
Il topos dell’isola deserta potrebbe riportarci al capolavoro di Daniel Defoe. Ma qui la situazione è quasi capovolta. Mentre Robinson Crusoe riesce a ricostruire in un’isola deserta una società civile, a testimonianza di una fede cieca nella tecnologia e nella razionalità insite nell’uomo, i ragazzi de Il signore delle mosche riescono soltanto a dar vita ad una società degenerata.

Ed è questo, secondo Golding, l’unico risultato che può scaturire da un assembramento umano privo di leggi che tengano a bada la sua naturale tendenza alla violenza e alla prevaricazione.
In quest’ottica pessimistica è interessante notare come, a ridursi in questo stato bestiale che non tiene conto del valore della vita umana, sia un gruppo di bambini, non di adulti. Protagonisti di questo regresso antropologico sono dunque degli individui che ancora non sono stati appesantiti da sovrastrutture legate allo stato di impianto civile elaborato dalla società delle leggi. Essi sono, in un certo qual modo, ancora legati al loro stato di natura, ancora non condizionati dalle rigide strutture degli adulti e, vista la loro giovane età e la loro estrazione sociale medio-alta, si presuppone che non abbiano neppure vissuto esperienze così traumatiche da segnare la loro personalità nel profondo. Golding sceglie appositamente un gruppo di protagonisti dotati di questi tratti distintivi proprio per avvalorare la tesi secondo la quale la tendenza al male è insita nella specie umana fin dal suo concepimento, senza giustificazioni di sorta.
Immagine presa dal Web
 
 


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