domenica 7 luglio 2013

Fra i tavoli

Pensare che sia assurdo perdersi, ma continuare a farlo.

I giorni scorrevano col loro inesorabile ritmo, che pesava sempre più sulle spalle di J.
Il lavoro era quello di sempre, fra i tavoli di un locale per turisti, a seguire i loro orari strampalati, sempre col sorriso sulle labbra.
A loro poco importava che J. sentisse di aver perso l'unica persona per cui valesse la pena stare lì.
A nessuno importava delle elucubrazioni di J. Forse neppure a J. importava più tanto. E alcune volte si sentiva un tutt'uno con quei drink ghiacciati che serviva a rotazione fra i tavoli di quel locale per turisti, mentre una nuova notte si portava via i suoi sogni, inghiottiti da quel mare scuro e vuoto. Oppure pieno di sogni che non si sarebbero mai realizzati.
Si sentiva proprio come quei liquidi freddi e alcolici, che prendono la forma del bicchiere che li contiene, che prendono il colore delle luci là intorno, che danno un'illusione di felicità. Effimera, come tutte le cose di questo mondo.
Prima o poi J. sarebbe andato via da quel posto. Basta servire ai tavoli. Basta.
Prima o poi, ma non quella sera.
Ecco due nuove ordinazioni. Due nuove illusioni di felicità.
Guardare il ghiaccio che galleggia nel liquore e pensare che sia assurdo perdersi.
Pensare che sia assurdo perdersi, ma non sapere fare altro.


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